1° Ottobre : non un arrivo ma un punto di partenza !
1° Ottobre a Milano : non un arrivo ma un punto di partenza !
1° Ottobre una data da ricordare che deve segnare la ripartenza del mondo venatorio. Una prova di maturità da parte di tutti .
1° Ottobre – E’ calato il sipario sulla settimana delle manifestazioni a sostegno della passione venatoria. Venerdì a Milano in migliaia hanno pacificamente, ma con forte determinazione, manifestato contro i provvedimenti del Tar frutto di clamorosi “autogol” dei “calendari-spezzatino” della Regione. Alla manifestazione milanese del 1° ottobre, organizzata dal gruppo #iosonocacciatore, hanno aderito tutte le associazioni venatorie, riconosciute e non riconosciute, dando prova di comprendere appieno il senso dell’iniziativa.
Non stiamo ora a rivangare i problemi che hanno spinto i cacciatori, in maniera unitaria e senza simboli associativi, a scendere in piazza ma piuttosto cerchiamo di guardare avanti e fare in modo che questa brutto momento non si ripeta più. Nessuno restituirà i giorni di caccia persi e nessuno potrà invertire la rotta migratoria dei tordi che ormai hanno fatto la loro buriana. Di questo ne siamo consapevoli. Quello che conta oggi è aver tracciato un solco di demarcazione significativo ed importante fra cacciatori e mondo politico. La manifestazione del 1° ottobre, forse organizzata anche in maniera spartana come ha commentato qualcuno, non deve essere considerata una meteora o un arrivo ma bensì un punto di partenza. Il gruppo di amici di #iosonocacciatore, ma anche tutti quelli che avevano manifestato a Torbole in occasione del comizio elettorale di Matteo Salvini e tutti quelli che erano andati a Milano lunedì 27 settembre, hanno lanciato un segnale forte alle associazioni venatorie e cioè che la misura è colma.
Qualcuno li ha definiti, forse in maniera dispregiativa, le “sardine della caccia“. Se lo siano oppure no non lo sappiamo, quello che conta è il risultato e quello che si è visto venerdì a Milano è stato un ottimo risultato. La caccia è sotto assedio da tempo, in tutta Italia. Da una parte gli animalisti invasati (ma sono quelli che contano meno) dall’altra, la fazione più pericolosa, quella schierata dietro le quinte, dei funzionari e i dirigenti regionali. Il loro diktat non è mai negoziabile ed è sempre contro.
Questo gruppo di giovani ha ben compreso la necessità di un cambiamento di rotta e le associazioni, tutte, sono state al loro fianco. Il futuro, per salvare il salvabile, è quello di puntare ad una organizzazione forte, con gente preparata e una comunicazione efficace. #iosonocacciatore non deve rimanere uno slogan ma un modo di essere, proposto fatto conoscere e accettato da quella parte di società civile che non ci odia ma che ancora ci identifica come qualcosa da non mostrare. Per il politicamente corretto sarebbe come dire “ …va bene cucinare e gustare la selvaggina ma senza parlare di caccia”.
La caccia non ha bisogno di partiti specifici ma di gente capace di dialogare con la politica, dalla quale volenti o non dobbiamo dipendere, e di gente in grado di rappresentarci con la dovuta preparazione e correttezza anche se non sono cacciatori.
La speranza di tutti è che da queste sconfitte, quelle sul piano giudiziario oltre che morale, che ci hanno tolto un sacrosanto diritto, si possano trarre i dovuti insegnamenti e ripartire con un fronte compatto e coordinato in grado d’ora in poi di reagire e di farsi rispettare.
bdm
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