Fondazione UNA – interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione
Fondazione UNA – interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione
Quello che tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.
Si è concluso il secondo tavolo di lavoro promosso da Fondazione UNA – Uomo, Natura, Ambiente sulle corrette modalità d’interpretazione dell’articolo 9 della Costituzione e dei principi in esso enunciati.
L’incontro ha subito generato una proposta per l’istituzione di un intergruppo parlamentare sull’articolo 9 e la gestione della fauna selvatica ed è stato immediatamente seguito dal respingimento da parte del Consiglio di Stato dei ricorsi presentati da alcune realtà anticaccia in seguito alle sentenze emesse dal TAR delle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna. Queste sentenze riguardavano la sospensione dei calendari venatori e la presunta incompatibilità della caccia con l’Articolo 9 della Costituzione. Il provvedimento rappresenta un segno inequivocabile della correttezza delle tesi equilibrate e di buon senso emerse nel corso del seminario.
Il convegno si è concentrato sulla disamina degli strumenti necessari per un’applicazione chiara, trasparente e oggettiva delle leggi sulla tutela della biodiversità in Italia e ha visto la partecipazione attiva dei principali decisori politici interessati, insieme a rappresentanti istituzionali, del mondo associativo e ad alcuni dei maggiori esperti costituzionalisti.
Gli onorevoli intervenuti hanno concordato sull’importanza di un bilanciamento tra norme di rango differente, mantenendo un approccio pluralista aperto al dialogo, che non sottovaluti la necessità della gestione della fauna selvatica, anche in ottica di tutela delle comunità locali e della biodiversità. Inoltre, la natura trasversale della polarizzazione pubblica in atto su questo tema è stata identificata come opportunità per l’inserimento nel dibattito di una narrativa oggettiva, consapevole e responsabile.
I lavori, hanno da subito messo in luce la necessità di un’interpretazione sistemica dei principi fondamentali enunciati nel testo costituzionale. Come ha sottolineato Francesco De Leonardis, Prof. Ord. Diritto Amministrativo, Università degli Studi di Roma Tre e Presidente dell’Associazione Italiana di Diritto dell’Ambiente (AIDAMBIENTE) “l’articolo 9 della Costituzione italiana è da considerare, nella sua totalità, immerso all’interno del sistema dei principi fondamentali del nostro ordinamento. Quando ci si interroga sul posto degli animali nella Costituzione, non ci si può dunque esimere dall’attuare un’analisi sistemica dei diritti, alla quale si accosta l’uomo come perno dell’impalcatura costituzionale. Se quindi è vero che il riferimento agli animali è entrato all’interno del testo costituzionale, è anche vero che il principio della loro tutela non va inteso in senso individualistico, bensì in senso funzionale agli interessi dell’intero sistema preso in analisi”.
La necessità di un’interpretazione dei principi che tenga conto del loro contesto di riferimento, si lega naturalmente a un altro tema affrontato, ovvero il principio di bilanciamento tra i diversi interessi sulla tutela della biodiversità e di come il rimando ad esso sia esplicito all’interno dello stesso articolo 9 della Costituzione.
“L’articolo 9 protegge l’ambiente rinviando al legislatore modi e forme di tutela. Lo stesso modello di scrittura dell’articolo costituzionale ci fa comprendere come con esso non si è dinnanzi a una forma diretta di precettività. Questa è la dimostrazione di come i valori costituzionali vadano sempre bilanciati attraverso la figura del legislatore che interviene in maniera responsabile e ponderata” Alfonso Celotto, Prof. Ord. Diritto Costituzionale, Università degli Studi di Roma Tre “Quella dell’articolo 9 è un’occasione per bilanciare gli interessi tra le varie forme di tutela della biodiversità, di cui l’attività venatoria rappresenta una parte fondamentale”.
Il confronto ha inoltre evidenziato come questo equilibrio trovi riscontro anche all’interno del diritto europeo. Angelo Lalli, Prof. Ass. Diritto Amministrativo, Università degli Studi di Roma La Sapienza e Direttore del Master di II livello in Diritto dell’Ambiente ha precisato come “l’equilibrio stabilito dal diritto europeo è forgiato sul bilanciamento tra diversi interessi. L’interesse per la tutela del diritto dell’animale va dunque bilanciato con i tanti altri esistenti, come già evidenziato dall’articolo 13 del TFUE e da alcune sentenze della Corte di Giustizia europea. La stessa attività venatoria viene considerata dall’ordinamento europeo come fondamentale per il mantenimento degli equilibri faunistici e biologici ed è dunque imprescindibile una sua legittimità a livello nazionale, avendo il diritto europeo il primato assoluto su quello degli Stati Membri”.
La conclusione dei lavori è stata accompagnata da Maurizio Zipponi, Presidente di Fondazione UNA e ha visto tutti i partecipanti garantire un impegno trasversale per portare avanti le istanze di una visione comune basata su una gestione virtuosa della fauna selvatica, scevra da pratiche dannose ed estremismi specisti.
“Da sempre Fondazione UNA porta avanti le sue battaglie basandosi su criteri scientifici e un approccio multidisciplinare. Anche in questo caso, il nostro obiettivo è di creare una convergenza tra interessi e visioni, eliminando ogni estremismo. Siamo qui oggi a rinnovare il nostro impegno per favorire un dialogo parlamentare trasversale sul tema dell’art. 9 della Costituzione, basato su fondamenti oggettivi, pronto ad accogliere un bilanciamento tra i diversi interessi in campo, sapendo che in Italia esiste già una legge a protezione della fauna selvatica, la 157 del ‘92”, Maurizio Zipponi, Presidente di Fondazione UNA.
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