Caccia & comunicazione : serve una svolta vera
Caccia & comunicazione: serve una svolta vera
Caccia & comunicazione – Tutte le iniziative a favore della caccia e della propria passione vanno bene e fanno bene. Fotografie, slogan, video, cartelloni e quant’altro sono tutte belle idee. Detto questo però c’è un problema di fondo ed è molto semplice: fino a che ce lo raccontiamo tra di noi non usciremo mai dal nostro giardinetto. Che siamo “belli” e che siamo anche “bravi” (alcuni meno ..) e che abbiamo la fedina penale pulita già lo sappiamo. Queste iniziative, affinché scaturiscano un effetto, o meglio una reazione, vanno veicolate su altre strade, rivolgendoci alla società civile che non ci consce o che ci snobba perché “cacciatori”.
Lavorare sistematicamente a “pioggia” alla fine è dispersivo e si rischia di ridurre l’effetto desiderato, impiegando oltretutto risorse economiche che potrebbero essere indirizzate verso “media” di ampio respiro. Basta una frase male impostata o una fotografia per rovinare quello che in buona fede si riteneva un messaggio a “favore”.
Occorre però anche un coordinamento vero e una strategia pianificata da chi sa fare comunicazione ad alti livelli. Una comunicazione che stupisca, che faccia discutere e che apra un fronte. In Lombardia, come in altre regioni già presente, sta nascendo una sinergia delle associazioni venatorie, una sorta di “confederazione” sotto la quale trovano spazio tutte le sigle, riconosciute e non riconosciute. Il fine è quello di una cooperazione strategica su vari fronti compreso quello della comunicazione. Non mancano gli attacchi mirati e sistematici contro la caccia, soprattutto in TV dove in maniera falsa e tendenziosa vengono lasciati passare messaggi falsi senza nessuna possibilità di contraddittorio. Sappiamo bene che la strada è tutta in salita ma occorre fare leva sulla capacità e sull’esperienza di chi gestisce l’ Ars Venandi e che mette a disposizione strutture, ricerca scientifica, avvocati e anche soldi.
Che piaccia o no con la politica ci dobbiamo convivere e soprattutto confrontare e tocca a chi ci rappresenta farlo con autorevolezza: le associazioni. In questi mesi è salita la protesta di quelli che indicano le sigle venatorie come responsabili di tutto e sono in molti a dire che rinunceranno al tesseramento in favore di una polizza privata. Bene, si può fare, ma poi cosa succede quando ci tocca fare i conti con un verbale, magari penale, dovendo affrontare cause e processi? O quando si tratta di vigilare e gestire situazioni difficili e rispondere ai tanti ricorsi ? Quelli che faranno questa scelta oltre all’assicurazione cosa mettono sul piatto … solo diritti ? Una bella riflessione andrebbe fatta anche in questo senso.
Quello che vogliono i nostri nemici è proprio la divisione e offrire il fianco sarebbe stupido. Il cacciatore, la sua importanza per la tutela della biodiversità, oggi è una figura riconosciuta anche a livello europeo. Fare conoscere questo a chi non conosce la pratica venatoria è il primo obbietto a cui puntare. Meno carnieri e più qualità, maggiore conoscenza del territorio e una ineccepibile preparazione tecnica oltre ambientale. Un sistema che proprio il MITE , il nuovo Ministero della transizione ecologica dovrebbe, dovrebbe prendere in considerazione anche attraverso la didattica scolastica inserendo l’ora di educazione ambientale. Capisco per qualcuno possono sembrare concetti lontani, ma oggi, ancora alle prese con una pandemia mondiale che sta stroncando l’economia mondiale è tempo di una svolta vera e qualificata.
di Michele Casale
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