Caccia ed ecologia due mondi integrati
La stagione venatoria è ancora lontana ma già si guarda avanti con ansia per capire come sarà e cosa ci dovremo attendere. “Nel mondo di oggi la caccia è criticata, contestata, combattuta, ma anche amata ed apprezzata” lo dice e lo scrive l’amica Carla Boroni, docente universitaria a Brescia, incaricata di realizzare uno studio proprio sull’argomento. “Il dibattito pro e contro la caccia nasconde ben altre tensioni e altri conflitti. Oggi infatti, in Italia” spiega sempre la prof.ssa Boroni “la caccia ha assunto troppo spesso una valenza antitetica ai valori relativi alla protezione dell’ambiente. Sulla caccia vengono riversate le attenzioni degli ambientalisti, quasi che la sua abolizione possa risolvere di colpo tutti i problemi legati al discorso ecologico. Inutile dire che nell’ampio dibattito tra ambientalisti e cacciatori è mancata troppe volte la volontà di comprendereed approfondire realtà diverse ma conciliabili. Le due aree di pensiero” conclude Carla Boroni in questa parte della sua ricerca “sono state troppo distanti tra loro, la radicalizzazione del confronto ha mirato ad imporre la prevalenza di un’opinione sull’altra, piuttosto che a rinvenire quegli elementi comuni che potrebbero facilitare l’affermazione di uno stesso progetto di conservazione della natura”.
È da qui che con tutta probabilità si deve ripartire. Ripensando e gettando le basi per una caccia moderna ed etica. Una caccia che sia sensibile all’ambiente e all’ecologia, senza gratuità crudeltà, ma che non tradisca la sua storia e le sue radicate tradizioni. Bisogna ripartire dal territorio e dall’ambiente, che non debbono essere trascurati, bisogna frenare la smania di cementificazione. Un territorio è una risorsa se mantenuto in maniera responsabile. E allora diventerà un mezzo per l’insediamento e la crescita della fauna selvatica, sia dal punto di vista economico che ambientale. Per arrivare a questi traguardi è chiaro a tutti che la strada percorribile, l’unica, è quella di riformare le vecchie leggi che la dirigono e gestiscono per renderla adeguata ai nostri tempie alle esigenze di oggi. Occorre superare questo momento che divide i due mondi, quello degli ambientalisti integralisti da quello dei cacciatori forse troppo conservatori, per dare vita ad una nuova fase costruita su due elementi primari: la concentrazione di tutte le parti sociali interessate alla gestione dell’ambiente (ecologisti, agricoltori e cacciatori) e fare riferimento agli indirizzi di gestione forniti dalle scienze ambientali, senza pregiudizi di nessuna natura. Vi pare impossibile arrivare a questo risultato? Certo qualcuno dirà che è utopia pura, che questa è fantascienza. Noi crediamo invece che questa sia la strada da percorrere in un momento di grande cambiamento come lo è questo, a tutti i livelli.
In alcuni ambiti, grazie al nuovo corso dell’attività venatoria che viene sempre più intesa come gestione della fauna selvatica, questo si sta già realizzando in maniera intelligente e stanno cadendo, un po’ alla volta, anche certe incomprensioni tra i due mondi e tra i due modi di vedere l’ambiente che per anni non hanno mai dialogato.
Ricordiamo che il mondo della caccia è un valore, lo ribadisce anche lo studio della prof.ssa Carla Boroni, che affonda le sue radici nel tempo, nella tradizione, ma oggi è anche un valore messo in discussione su vari fronti. Un valore che deve essere rivisto, modernizzato e soprattutto farlo conoscere ai non-cacciatori. Crediamo che questo sia l’unico modo per salvare il mondo venatorio, e naturalmente a valorizzarlo, coinvolgendo anche chi alla caccia non è dedito.
Beppe De Maria
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