Caccia – solito giornalistico ingiusto ed incoerente vilipendio
Caccia – spesso ci siamo occupati anche noi di questo e spesso abbiamo evidenziato come, in maniera del tutto distorta e in malafede, certi animalisti condannino la caccia a prescindere facendosi strattonare per la gacchetta da associazioni che godono di “entrate” e benefit economici milionari. Gli stessi che poi acquistano carne ben confezionata in vaschette di polistorolo e plastica senza porsi troppe domande e senza pensare all’ambiente. Di seguito pubblichiamo il comunicato di Wilderness – AIW.
Comunicato Wilderness – AIW
Solito giornalistico ingiusto ed incoerente vilipendio della caccia.
Caccia – Sono molti a considerare “subcultura anacronistica” l’attività venatoria, per poi magari recarsi nelle macellerie e nei supermercati a rifornirsi di “animali” ben impacchettati che più nulla hanno della loro fisionomia, né tanto meno colano ancora sangue dallo squartamento dei loro corpi o si odono le loro urla e strilli prima della macellazione: caccia rituale per delega, tutt’altro che etica, e di cui neppure ci rendiamo conto!
Però, guai al cacciatore che provvede di persona al suo bisogno e anche in maniera eticamente più “compassionevole”, agendo anche con interventi necessari (come è per i cinghiali, cervi e caprioli – in America addirittura nei Parchi Nazionali! – e, così facendo, facendo del bene anche all’agricoltura e a tante altre specie ben più a rischio, e di flora e di fauna).
Tutto nasce da un articolo sulla ripresa della caccia alle balene da parte del Giappone. Vero è che il Giappone potrebbe anche smetterla, sebbene una ragione forse quel Paese deve averla se ha deciso di riprendere questa caccia (che certamente non intaccherà le specie più rare e protette). Considerare “ipocrita” la posizione del Giappone suona però da pensiero poco riflessivo, come ha fatto il giornalista Carlo Grande su La Stampa del dopo Natale, dove addirittura esalta il turismo ignorandone gli aspetti invasivi e dannosi dello stesso, confondendo anche lui come i giudici del Consiglio di Stato nella sentenza che chiude la caccia nella fascia esterna del Parco d’Abruzzo, la tutela degli animali con la difesa dell’habitat: due cose distinte, per cui se il cacciatore infierisce sugli animali, è vero anche che il turista spesso danneggia – a volte anche creando indiretta mortalità e/o difficoltà riproduttiva! – e quasi sempre disturba, fauna e ambiente: “Cresce il successo del Whale Watching che attira turisti da tutto il mondo e incrementa un’industria rispettosa dell’ambiente”! Ha scritto il giornalista. Ma es modus in rebus, e questo vale tanto per la caccia quanto per il turismo, il quale ultimo non poche volte è più dannoso dell’ambiente ed anche della fauna che non la caccia, e se l’ultima ha giustificazioni di sussistenza o anche di difesa della Natura, quasi mai ce l’ha il turismo, che più spesso è mero sfruttamento della stessa, altro che “rispetto dell’ambiente”!
A meno di non essere solo animalisti tout court, che confondono la difesa degli animali con la conservazione della Natura; due cose assolutamente in antitesi e che un informato amante della Natura dovrebbe sapere, e quindi inserire anche il turismo nell’elenco dei suoi nemici.
Franco Zunino – segretario Wilderness Italia
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