Controllo dell’attività venatoria: che fare
Controllo dell’attività venatoria: che fare? La soluzione è solo “politica”
Pubblichiamo questo comunicato giunto in redazione, inviatoci dal CPA lombardo. Un comunicato che mette in rilievo quanto sta avvenendo nelle regioni del Nord Italia, in particolare in Lombardia e Veneto. Cacciatori criminalizzati ed esposti alla gogna mediatica da parte di certi media legati politicamente a frange animaliste estreme, equiparati senza mezzi termini ai bracconieri dai quali gli stessi cacciatori hanno sempre preso le distanze esercitando un attività sancita e regolata da una legge ben precisa. Sarebbe tempo che la politica intervenga presso chi manovra e chi coordina queste azioni. Nessuno chiede di limitare i controlli ma occorre che chi li esegua agisca con buon senso, nel rispetto delle persone e delle regole d’ingaggio nel rispetto dell’uniforme che indossano e che è significato di un alto valore morale per tutti i cittadini onesti che stimano e che si affidano alle istituzioni. Ricorrere agli avvocati va bene ma come extrema ratio, ma la questione va risolta a monte, a livello politico. Il problema non sono solo i richiami vivi o gli anellini ma la “caccia” al cacciatore, che mai come in questa stagione è stata messa in pratica. Oggi vengono toccati i capannisti ma non pensiate che poi sia finita li. Dietro tutto questo c’è una regia ben precisa con un unico scopo, quello di chiudere la caccia. C&D
Il Comunicato del CPA Lombardo:
Controllo dell’attività venatoria: che fare?
Premesso che nessun praticante l’attività venatoria vuole sottrarsi ai controlli da parte di coloro che ne sono autorizzati, è cronaca di queste ultime settimane di controlli venatori particolarmente serrati. Dalla Lombardia e dal Veneto sono giunte notizie preoccupanti, non tanto per le alluvioni ma per una “valanga” di controlli, anche domiciliari, che hanno comportato altrettanti verbali di contestazione di rilievo penale riguardo anellini identificativi dei richiami vivi.
Le notizie riportate da alcuni media, oltre a dare rilievo a queste notizie hanno alimentato la cosiddetta “macchina del fango” associando la figura del cacciatore a quella del “bracconiere”. Viene pertanto diffamata un’intera categoria di cittadini con la fedina penale pulita quale è quella dei Cacciatori italiani. Che ognuno si prenda le proprie responsabilità; noi come CPA ci siamo interrogati sul cosa fare ,innanzitutto trovare soluzioni. Nel mentre abbiamo allertato i nostri legali che assisteranno e tuteleranno h24 ,festivi compresi, i nostri iscritti in caso di necessità .Questa non è la soluzione ideale, quella la deve dare la politica coinvolta da tutte le Associazioni Venatorie che rappresentino ai Ministri competenti i diritti -doveri dei loro iscritti al fine di contestualizzare il tema dei controlli per evitare qualsiasi eventuale forma di abuso. Siamo arrivati al punto che la maggioranza dei praticanti la forma di caccia da appostamento per timore non si reca più ad esercitare la propria passione. Se qualcuno ha forse in mente di far finire questa forma tradizionale di caccia, troverà in CPA pane per i suoi denti.”
Ufficio Stampa CPA
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