Enalcaccia lancia un appello: salviamo i roccoli- sono la nostra storia.
I roccoli con la loro più che plurisecolare storia (parliamo di oltre 500 anni), stanno per chiudere. La Giunta regionale, infatti, ha deliberato che questi impianti di cattura, considerati da molti vere e proprie architetture vegetali, nel 2017 dovranno chiudere. Ogni anno sono sempre meno i richiami vivi che si possono catturare fino ad essere completamente sostituiti da uccelli da allevamento.
Ma i cacciatori non ci stanno e chiedono alla Regione Lombardia di rivedere questo progetto di chiusura.
Giancarlo Bosio, presidente provinciale di Enalcaccia ha fornito all’assessore regionale lombardo Gianni Fava alcuni elementi che scardinano l’infrazione 2014/2006 la nota di messa in mora, riguardante la catturadegli uccelli per finalità di richiami, che la Comunità europea ha avanzato verso l’Italia.
Assistiamo a un’Europa che concede deroghe ai vari Paesi membri con pesi e misure diverse afferma Bosio.
Non possiamo andare in Europa senza riuscire a motivare con forza le nostre tradizioni. Non capisco perché vengono concesse deroghe alla Francia per la caccia alle allodole con l’uso delle paniuzze e delle reti orizzontali».
Le autorità francesi hanno sottolineato che l’uso delle paniuzze e delle reti orizzontali è soggetto ad autorizzazioni individuali e che le catture sono rigorosamente controllate dal punto di vista territoriale, temporale e personale al fine di assicurarne il carattere selettivo, del resto come avviene in Lombardia.
«Non capisco perché nel Regno Unito continua Bosio è concessa la deroga alla caccia all’allodola con il falco smeriglio ». L’allodola costituisce una delle principali prede dello smeriglio, caccia praticata nella falconeria.
Secondo la Commissione europea questa deroga è giustificata in qualità di «impiego misurato» in quanto lo smeriglio ha una propensione naturale a cacciare le allodole.
«Non capisco neppure elenca ancora Bosio perché nei Paesi Bassi si continua, riguardo la pavoncella, alla tradizionale raccolta delle uova di questa specie. Per la Commissione non sussiste alcuna violazione alla Direttiva Uccelli».
«Nel caso delle catture dei richiami vivi nei roccoli, le pratiche autorizzate dalla Regione non costituiscono atti di caccia, ma operazioni di cattura di richiami vivi. L’interesse di chi gestisce gli impianti di cattura è la sopravvivenza degli uccelli catturati, il che rappresenta una garanzia anche per esemplari che devono essere liberati in quanto appartenenti a specie non catturabili. Gli impianti, inoltre, sono esattamente individuati sul territorio e facilmente controllabili dalle autorità competenti. Infine, la gestione degli impianti è sottoposta al controllo dell’Ispra ed è regolata da puntuali norme tecniche».
La Commissione di fatto vieta le reti come mezzo di cattura perché ritenuto non selettivo, mentre i roccoli si basano esclusivamente sulla cattura con le reti.
«Rispetto ai punti citati prima risponde Bosio ritengo che l’utilizzo delle reti (verticali) non comporti nessun rischio di uccisione in massa degli uccelli selvatici, né porti all’estinzione di una specie a livello locale. Le catture sono rigidamente controllate. Ogni esemplare catturato deve essere immediatamente inanellato in modo inamovibile (gli anellini sono forniti dalla Regione), i richiami catturati devono essere custoditi in locali adibiti allo scopo mantenuti in condizioni igieniche ottimali di temperatura, unidità e areazione con a disposizione acqua e cibo. Su un registro si segna ogni movimento di entrata e uscita o decesso».
La tesi sostenuta, insomma, è quella di un’attività completamente distinta dal prelievo venatorio, anche solo perché non causa la morte degli esemplari catturati. Per Giancarlo Bosio il monito della Commissione europea non è confacente al discorso dei richiami vivi, in quanto si riferisce alla caccia in senso stretto.
Da ultimo si sottolinea rispetto ai quantitativi consentiti dalla Commissione europea, che per quanto riguarda le specie abbondanti, come le quattro specie di turdidi in oggetto ai fini di cattura, possono arrivare fino al 5% della mortalità annua, la Regione Lombardia ha istituito una banca dati dei richiami vivi di cattura e di allevamento, detenuti dai cacciatori per la caccia da appostamento al fine di migliorare la conoscenza delle specie detenute e allevate.
«Le controdeduzioni in risposta alla nota di infrazione europea ci sono e sono ben motivate e fondate conclude Bosio. Occorre che la nostra classe politica regionale le facesse proprie e andasse in Europa a difendere una tradizione plurisecolare ».
Enalcaccia Lombardia – ufficio stampa –
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