La caccia per una visione europea agrosostenibile

La caccia indica i core values di una visione europea agrosostenibile

La caccia – L’arte venatoria non si esaurisce in mera passione: occorre svelare la bontà dei suoi valori, baluardi sui quali erigere
una coscienza omogenea per un’Europa più sensibile alla protezione del mondo rurale

la caccia contribuisce in modo rilevante a formare la tanto invocata cultura
europea

La caccia  -In attesa che la stagione di caccia 2022/2023 abbia inizio, non può che balzare alla pubblica attenzione la notizia riguardante la presentazione da parte della Commissione europea della recente proposta di legge volta alla tutela degli ecosistemi, le foreste ed i terreni agricoli.
Alla luce della volontà di provvedere ad una regolamentazione per i Paesi dell’Unione ed altresì della favorevole accoglienza espressa dalla FACE (Federazione Europea per la Caccia e la Conservazione), giova soffermarsi su una considerazione che tenga conto del ruolo che l’arte venatoria potrà rivestire nei prossimi anni se inserita all’interno di una visione europea che mira ad accentuare l’interesse per le tematiche aventi a cuore la salute del pianeta.
Secondo una prospettiva che risente di un’impostazione tanto rougemontiana quanto attuale, la lungimiranza degli europeisti non potrebbe che risiedere nella tutela delle tante e diverse anime che compongono una sola Europa. Ebbene, nell’ambito dell’adozione di politiche agricole attive e sostenibili, la caccia contribuisce in modo rilevante a formare la tanto invocata cultura
europea.
La caccia – Nella decisiva partita per la salvaguardia dell’ambiente, le attività propriamente agricole nonché quelle connesse indirettamente all’agricoltura, avranno infatti un ruolo chiave nei sempre meno affidabili equilibri geopolitici. Pertanto, le istituzioni e gli enti di tali comparti non possono esimersi dal pensare in termini più ampi di quanto sia già stato fatto, cercando un’intesa al fine di ridefinire in chiave quanto più olistica la natura, le finalità e l’impatto che contraddistinguono attività come la caccia o la pesca sportiva.
Piuttosto che esser relegata a semplice realtà subculturale, l’arte venatoria – quella che in Italia è praticata in osservanza della legge 157 che, benché invochi di esser rivista, ad oggi continua a darne legittimità – può contribuire a rafforzare il legame tra i popoli in virtù di un comune sentire che rimanda alla promozione di una caccia responsabile declinata secondo i principi di utilità e sostenibilità: la lotta al bracconaggio, la prevenzione di incendi boschivi, l’accurata conoscenza della fauna selvatica testimoniano il costante ed inesauribile impegno dei cacciatori a farsi sentinelle del territorio. Il recupero del mondo rurale non è infatti che la concreta attuazione di ciò che la geografia umana orgogliosamente insegna: la relazione tra uomo e natura è una realtà che attraversa tempo e spazio.
Stiamo valutando la proposta nei dettagli, ma possiamo giù vedere che questa porterà importanti benefici alla Natura europea che è una richiesta centrale nella nostra Campagna dei cacciatori europei. Il ruolo degli attori rurali, compresi i cacciatori, nel tradurre la legge in iniziative di successo sul campo non può esser sottovalutato. E’ fondamentale fornire i giusti incentivi per garantire che i progetti di conservazione basati sulla comunità che coinvolgono i cacciatori e altre parti interessate continuino a svilupparsi in Europa”, è quanto dichiarato dal Presidente della FACE, Torbjörn Larsson.
A distanza di quasi vent’anni della nascita del concetto di smart mobs elaborato dal sociologo Rheingold, la categoria di agenti che nella fattispecie muoverebbe le coscienze non potrebbe che rientrare nell’insieme di sostenitori di un’Europa coesa nella promozione di attività agricole sostenibili, anch’esse ricadano in un ambientalismo facilmente inquadrabile come alternativo alla
proposta thunberghiana: per quanto frastagliato possa essere il panorama politico, non rimane infatti che sperare in un proficuo bilanciamento delle più differenti soluzioni in nome di un pluralismo ideologico che, per le democrazie occidentali, è sempre un esercizio collettivo necessario e stimolante.

di  Dott.ssa Veronica Bonelli

 

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