Lombardia anno zero
Lombardia anno zero per la caccia
Lombardia anno zero per la caccia – Dire che è stata una stagione nefasta è forse un complimento, ma non è finita qui. Dalla sospensione del TAR, alla questione anellini e al PFV
Lombardia anno zero – La caccia in regione non è mai stata così mortificante come quella che siamo lasciati alle spalle. Una stagione evidenziata dal fallimento delle strategie che hanno portato alla brusca interruzione della terza domenica di settembre per poi riprendere con la modifica del calendario a ottobre, perdendo così una piccola ma importante fetta di stagione per molti cacciatori che nessuno gli potrà più restituire.
Le manifestazioni sono servite a poco, se non a nulla, e lo si è visto anche dalla penuria di partecipanti. Su oltre 50.000 cacciatori per quella più grossa se ne sono visti meno di 3000 … . Il lavoro, le visite mediche, i nipotini da tenere ecc ecc ecc. Quando c’è da metterci la faccia in piazza a manifestare ci vanno solo i soliti noti, ma non è questo il punto.
Per i migratoristi, quelli che cacciano la piccola avifauna da capanno fisso e temporaneo si è tratto di una stagione da incubo, marcata dai controlli, talvolta estremi, da parte di chi ha il diritto e il dovere di controllare ma anche di portare rispetto. E’ giusto sanzionare che sbaglia, chi non osserva le regole d’ingaggio, chi usa strumenti non consentiti e chi manomette gli anellini dei richiami vivi. Quello che non è corretto sono i modi, i metodi e le provocazioni. Anche su questo punto però sorvoliamo.
La questione “anellini” fortemente dibattuta dall’inizio di ottobre, ha visto la Regione immobile sull’argomento e ancora oggi si attende una soluzione di buon senso al problema. E’ trascorso l’autunno, poi l’inverno e ora che che siamo in primavera ancora tutto tace. Qui si tratta solo di avere la forza, la voglia e il buon senso di trovare un modo per sistemare una volta per tutte un problema serio che riguarda i richiami vivi detenuti regolarmente da chi pratica questo tipo di caccia per evitare di ritrovarci a settembre con gli stessi problemi e con le stesse tensioni.
Ma veniamo ora al PFR Piano Faunistico Regionale e sopratutto alla valutazione d’incidenza che, non condivisa con le associazioni venatorie è stata pubblicata a febbraio sul sito della Regione. Al 31 marzo è scaduto il termine perchè tutti gli enti preposti portassero le loro osservazioni ed ora siamo in attesa di “giudizio” . Un piano faunistico complesso, certamente di non facile messa a punto, ma ancora una volta riduttivo e penalizzante per i cacciatori lombardi. Le associazioni venatorie hanno, chi in maniera solitaria e chi accorpandosi ad altre, fatto pervenire alla Regione le proprie osservazioni, spiegando le criticità di un Piano e di una valutazione d’incidenza “zoppi” e malfatti.
Ci riferiamo in particolare, pur senza entrare nei dettagli, del TASP ( Territorio Agro Silvo Pastorale) per il quale proprio il TAR della Lombardia, a seguito del ricorso della LAC, ha dichiarato “rilevante e non manifestamente infondata” la questione di legittimità costituzionale dell’art. 43, comma 3 della l.r. 26/93 e dell’art. 10, comma 3 della legge 157/92 (di conseguenza, anche dell’art. 13, comma 3, lett. a) della l.r. 26/93), disponendo la sospensione del giudizio e l’immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, per la pronuncia di merito.
Per dovere di cronaca precisiamo che la norma regionale impugnata dispone che i valichi montani (nel raggio di mille metri dai quali, come noto, ai sensi della legge statale, vige il divieto di attività venatoria) debbono essere individuati solo ed esclusivamente nel comparto A , ovvero quello di maggior tutela della zona Alpi; la norma statale impugnata, invece, prescrive le percentuali di territorio agro-silvo-pastorale da destinare a tutela della fauna selvatica, che in zona (faunistica) Alpi devono essere comprese tra il 10 e il 20% e nel restante territorio tra il 20 e il 30%, ivi inclusi i territori nei quali l’attività venatoria sia vietata anche per effetto di altre leggi o disposizioni. Una complessa vicenda giuridica dalla quale dipenderà il futuro della pratica venatoria sul tutto il territorio. Si pensa, si spera, che questo PFR venga ritirato e rivisto anche se questo allungherà di non poco i tempi e con le elezioni ormai troppo vicine.
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at 12:26
In Lombardia siamo in mano ad una manica di incompetenti,noi come cacciatori non abbiamo i numeri per ribaltare la situazione ma neanche per arginarla,i buoi sono scappati dalla stalla e le associazioni animaliste ne hanno approfittato.Si stava molto meglio 40 anni fa,il mondo venatorio era piu’ unito e perfino i telegiornali ci appoggiavano