NOMISMA: il valore dell’attività venatoria in Italia
NOMISMA: il valore dell’attività venatoria in Italia
Nomisma : in uno studio commissionato da Federcaccia – crolla il numero dei cacciatori ma l’impatto economico resta alto.
La caccia in Italia è un argomento complesso e controverso che suscita forti emozioni e opinioni divergenti. Da un lato, ci sono i cacciatori che difendono la loro passione, sostenendo che la caccia non solo rappresenti una tradizione culturale, ma anche un modo per gestire le popolazioni di fauna selvatica e preservare l’equilibrio degli ecosistemi. Dall’altro, gli animalisti e i sostenitori dei diritti degli animali si oppongono a questa pratica, mettendo in evidenza la necessità di proteggere la fauna selvatica.
L’industria venatoria ha un impatto economico significativo, generando 8,5 miliardi di euro all’anno, secondo lo studio di Nomisma. Questo dato evidenzia l’importanza economica della caccia, che non solo coinvolge i cacciatori, ma anche una vasta rete di attività collegate, come il turismo venatorio, la produzione di attrezzature, e la ristorazione, creando posti di lavoro e supportando l’economia locale.
Tuttavia, le tensioni tra le diverse fazioni rimangono elevate, soprattutto in un contesto in cui le normative sulla caccia sono sottoposte a revisione e gli attivisti spingono per una maggiore protezione degli animali. La questione della caccia è quindi un microcosmo di dibattiti più ampi che coinvolgono la sostenibilità, la tradizione, e il rispetto per la fauna selvatica.
Per affrontare questa tematica in modo costruttivo, è fondamentale promuovere un dialogo aperto tra le parti interessate, cercando di trovare un equilibrio tra la conservazione della fauna selvatica e le tradizioni culturali legate alla caccia. È possibile che attraverso una gestione responsabile e sostenibile delle risorse naturali si possano soddisfare le esigenze di tutti, preservando al contempo la biodiversità e rispettando le diverse sensibilità.
NOMISMA: il valore dell’attività venatoria in Italia
Lo studio “Il valore dell’attività venatoria in Italia“, commissionato dalla Federazione Italiana della caccia, offre una panoramica interessante sull’interesse degli italiani verso la selvaggina e l’attività venatoria. Dall’analisi emerge che una parte significativa della popolazione adulta, il 62%, consuma selvaggina, con una preferenza per il consumo fuori casa, in particolare al ristorante. Questo suggerisce che c’è un potenziale di crescita per la filiera della carne di selvaggina, soprattutto se si migliorassero le modalità di reperimento di questo tipo di carne, come evidenziato dal 51% dei consumatori.
La salute e la tracciabilità della carne sono temi molto sentiti: il 72% degli intervistati considera importante che la carne presenti minori rischi per la salute, e il 70% desidera che provenga da una filiera tracciabile. Inoltre, il benessere animale è una preoccupazione per il 64% degli italiani, mentre il 47% preferirebbe carne proveniente da animali in libertà piuttosto che da allevamenti intensivi.
Tuttavia, nonostante l’interesse per la selvaggina e i valori associati, la conoscenza delle attività venatorie è piuttosto limitata: due terzi degli italiani non si sentono informati e solo il 10% si considera esperto rispetto alle normative del settore. Questo potrebbe rappresentare una barriera alla crescita della domanda di selvaggina.
Infine, lo studio quantifica il valore dell’attività venatoria in Italia in 8,5 miliardi di euro, con la maggior parte (7,5 miliardi) relativa al settore armiero e alla domanda di attrezzature per la caccia, nonché all’autoconsumo di selvaggina. Questo dato sottolinea l’importanza economica dell’attività venatoria nel contesto italiano.
C&D – gdm
Fonte : Nomisma
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