Operazione Pettirosso : il controllo dei capanni ha un’altra finalità
Operazione Pettirosso : il controllo dei capanni ha un’altra finalità
– Un operazione che potrebbe avere un secondo fine …
Anche quest’anno i cacciatori bresciani, soprattutto quelli dell’appostamento fisso, sono sottoposti ai rigidi controlli del nucleo dei Carabinieri Forestali SOARDA nell’ambito dell’ Operazione Pettirosso. Di norma la loro presenza è mirata al controllo e alla repressione del bracconaggio, ancora diffuso nelle nostre valli, ma sappiamo bene che non si limitano a questo. Nessuno chiede di non fare controlli, anzi ben vengano, e i cacciatori onesti e corretti non hanno nulla da temere. Detto questo ci si domanda però come mai questo accanimento nei confronti delle “poste” dove al capanno si espongono i richiami vivi e dove molti anziani trascorrono le loro giornate di caccia. La novità di quest’anno, a quanto ci è stato segnalato, è mirata ancora una volta al controllo degli anellini, posti sulle zampette dei richiami cantori, attraverso la presenza di un veterinario ornitologo autorizzato alle verifiche con strumenti (calibri) che non garantiscono una precisa misurazione.
Nonostante alcune disposizioni regionali piuttosto chiare, approvate nella primavera scorsa, durante queste verifiche si fa riferimento ad anellini ovalizzati o con i numeri parzialmente abrasi dall’usura e dal tempo. Sta bene il controllo visivo del soggetto per il benessere animale e sta bene verificare se l’anellino è removibile o meno o se manca del tutto, ma in certi casi si tratta vero e proprio di accanimento. Questo ci porta ad una conclusione, ovvero che il fine di tutto questo non sia il cacciatore di per sè ma che il bersaglio vero sia la caccia alla migratoria da appostamento. Come se questo tipo di caccia tradizionale fosse la “zavorra” della pratica venatoria. Del resto anche nel nostro mondo c’è chi la pensa così …purtroppo. Si dice che a volte a pensare male ci si azzecca.
Non vogliamo e non intendiamo banalizzare sui controlli, fatti con collaborazione con alcune sigle tipo CABS, WWF, LAC e LIPU e altre sigle del genere che provvedono alla segnalazione dei capanni attraverso appostamenti e azioni intimidatorie. I Carabinieri Forestali, i SOARDA, facciano pure il loro lavoro svolgendolo in maniera professionale e senza arroganza e soprattutto in maniera collaborativa con il cacciatore che fino a prova contraria non è un delinquente, poi chi sbaglia paga e su questo non ci piove.
Ci domandiamo anche a cosa siano serviti gl’incontri fatti negli anni precedenti da alcune associazioni e politici con i Prefetti, Questura, Carabinieri e CITES se poi siamo di nuovo punto e capo. Non vogliamo neppure entrare nel merito dei costi che gravano sul contribuente dell’Operazione Pettirosso, che si ripete ogni anno per tutto il mese di ottobre e non vogliamo banalizzare in maniera qualunquistica su fatto che i militari impiegati potrebbero essere dirottati ad altro incarico magari indagando su quanti distruggono l’ambiente con sostanze inquinanti e nocive per l’uomo.
Ci sono delle regole d’ingaggio però che vanno rispettate, da parte di chi potrebbe essere sottoposto al controllo ma anche da parte del controllore. I cacciatori onesti, quelli che praticano l’attività venatoria nel pieno rispetto delle regole, non avrebbero nulla da temere se dall’altra parte ci fosse maggiore buona fede, sensibilità e comprensione, ma invece si ritrovano in tasca verbali basati su ipotesi e interpretazioni della legge. Poi tocca al cacciatore doversi pagare l’avvocato per fare ricorsi su ricorsi.
Chi è in errore, chi usa mezzi non autorizzati come sep, fonofil, e altro come il prelievo di specie protette o particolarmente protette è indifendibile, che sia cacciatore o bracconieree sarebbe dovere delle stesse associazioni estrarre in questi casi il “cartellino rosso” e epr i vero qualcuna lo fa da tempo.
Detto questo ci si augura che questi controlli, che come ripetiamo nessuno vuole che non avvengano, non siano una forma per sopprimere una tradizione, come se dietro ci fosse un disegno ben preciso.
Oggi la pratica venatoria è legata ad una legge, la 157/92, che seppur datata e ormai lontana dalla realtà è comunque vigente. Europa, Stato e Regioni sono chiamate a trovare una soluzione che sia uguale per tutti gli Stati Membri, seppur con le diverse tipologie di territorio. Quello che vale in Francia, in Spagna o in un’altra nazione dovrebbe valere anche per la nostra martoriata ITALIA dove le logiche incomprensibili del “politicamente corretto” ci stanno portando all’esasperazione.
Di tavoli e d’incontri, di pareri legali su come ci deve comportare in caso di controllo se n’è parlato in tutte le salse ma non si mai venuto a capo di niente e alla fine è solo il cacciatore a rimanere con il cerino accesso tra le dita.
BDM
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at 18:55
Buona Sera. Perche la regione non fa come qualche anno fa. Ci da a tutti nuovi anellini a fascetta da sostituire a quelli Che abbiamo e cosi viene fermata Questa violenza Che stiamo subendo.
at 14:05
vi sono tanti pettirossi e capinere bisogna riaprire legalmente questa caccia perche’ sono molto buoni allo spiedo ,li ricordo col mio nonno quando legalnente si potean pigliare ,io sono rispettoso della legge ma se aprono a 4 pettirossi e due passeracei non vedo niente di male, e’ chiaro che per fare un bello spiedino o polenta. non e’ un tiro difficile.
at 14:35
Si , un bello spiedo di pettirossi la legge dovrebbe permetterlo di nuovo .Non si puo’ rinunciare ad una bonta’ simile ,poi all’estero fanno vagoni pieni di piccoli uccelli pettirossi capinere beccafichi codibugnoli cince e scriccioli che importano di nascosto e vendono in italia. per fare lo schidion! ma poi…. mettete in galera i brigatisti rossi che hanno ammazzato centinaia di persone compresa la scorta di aldo moro non rompete il c a brava gente.