Richiami vivi: lettera di CONFAVI ai Parlamentari italiani
Il Presidente Confavi scrive una lettera ai Parlamentari italiani in merito al “problema” dei richiami vivi.
Di seguito riportiamo il testo integrale della lettera:
Thiene, lì 14 luglio 2014
Ai Deputati ed ai Senatori della Repubblica
Oggetto: Conversione in legge da parte del Parlamento del Decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014
Pregiatissimi Deputati e Senatori,
con Decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014 il Governo italiano ha modificato in alcune sue parti la legge statale n. 157/92.
In particolar modo, all’art. 16 del sopracitato Decreto Legge, sono stati modificati gli artt. 4 e 5 che normano la questione degli impianti di cattura e dei richiami vivi. Inoltre il sopracitato Decreto legge ha modificato anche l’art. 13 che definisce i mezzi per l’esercizio dell’attività venatoria e l’art. 21 che stabilisce i divieti.
Riteniamo del tutto incomprensibili le ragioni che possono aver spinto il Governo ad emanare il sopracitato Decreto legge, dal momento che non si ravvisa alcuna spiegazione logica che possa giustificare tale decisione.
Non si può certo motivare l’emanazione del Decreto legge n. 91/2014 con la procedura di infrazione attivata dalla Commissione europea a seguito di una denuncia presentata da alcune associazioni animal-ambientaliste italiane. In effetti la Commissione europea, con la messa in mora dell’Italia, ha chiamato il Governo a chiarire in particolar modo due aspetti evidenziati nella denuncia delle associazioni animal-ambientaliste.
La Commissione europea ha chiesto all’Italia di chiarire se sia vero o meno che nel nostro Paese sia ancora consentita l’uccellagione e cioè la caccia con le reti, pratica esplicitamente vietata dalla Direttiva 2009/147/CE.
La Commissione europea ha altresì chiesto all’Italia di chiarire se gli impianti di cattura in Italia vengano o meno tenuti in funzione sia di giorno che di notte, favorendo così la cattura involontaria di uccelli particolarmente protetti come ad esempio i rapaci notturni.
Nei sessanta giorni successivi alla messa in mora dell’Italia da parte della Commissione europea, il Governo dovrebbe chiarire che in Italia l’uccellagione (ovvero la caccia con le reti ) è stata abolita da alcuni decenni e che gli impianti di cattura previsti dalla legge statale 157/92 vengono gestiti dalle province utilizzando personale valutato idoneo dall’ISPRA. A detto personale viene data esplicita e formale disposizione di raccogliere le reti prima di abbandonare l’impianto di cattura, precauzione appositamente utilizzata per impedire la cattura accidentale ed involontaria di animali selvatici.
Gli impianti di cattura, così come chiaramente previsto dalla legge statale n. 157/92, vengono utilizzati esclusivamente per la cattura di un numero contingentato di uccelli selvatici appartenenti alle sole sette specie previste dalla sopracitata legge statale (allodola; cesena; tordo sassello; tordo bottaccio; merlo; pavoncella e colombaccio), uccelli che vengono ceduti ai cacciatori che li utilizzano come richiami vivi nella caccia da appostamento.
Tutti gli altri uccelli catturati negli impianti di cattura non appartenenti alle sette specie consentite dalla l.s. 157/92 devono essere inanellati ed immediatamente liberati.
Riteniamo quindi che sia più che sufficiente da parte del Governo italiano chiarire questi due aspetti per favorire la conclusione della procedura di infrazione tuttora ferma al primo dei tre livelli previsti e cioè alla messa in mora.
Di ben diversa portata risultano invece essere i contenuti del Decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014 che, se convertito in legge dal Parlamento, comporterebbe un danno immotivato ed irreparabile ad alcune delle forme di caccia fortemente radicate nella storia, nella cultura e nelle tradizioni di moltissimi cacciatori italiani.
La Commissione europea infatti non chiede all’Italia di abolire gli impianti di cattura, cosa ben diversa dai roccoli dai quali veniva un tempo esercitata l’uccellagione e cioè la caccia con le reti.
Il Decreto legge n. 91/2014 invece abolisce la cattura degli uccelli selvatici, con l’eccezione dei pochi casi previsti dall’art. 19bis della l.s. 157/92.
Purtroppo il Decreto legge n. 91/2014 non si limita ad abolire di fatto la possibilità per i cacciatori italiani di approvvigionarsi dei richiami vivi attraverso gli impianti di cattura gestiti dalle province, ma si spinge ad equiparare i residui richiami di cattura ancora in possesso dei cacciatori ai richiami provenienti da allevamento, riducendo drasticamente il numero totale dei richiami legalmente detenibili da ogni cacciatore.
Del tutto ingiustificata appare essere anche la modifica dell’art. 13 della l.s. 157/92 apportata dal Decreto legge n. 91/2014 che riduce a non più di due cartucce nel caricatore il numero dei colpi utilizzabili nella caccia esercitata con carabine semiautomatiche a canna rigata.
Decisamente penalizzanti anche le modifiche apportate all’art. 21 della sopracitata l.s. 157/92 che impongono nuovi ingiustificati divieti.
Per queste ragioni, che abbiamo ritenuto di sintetizzare, chiediamo a tutti i Parlamentari di votare contro la conversione in legge del più volte citato Decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014.
Abbiamo il dovere di evidenziare, signori Onorevoli e signori Senatori, che se venisse convertito in legge questo nefasto Decreto, la caccia italiana subirebbe un colpo mortale tanto da veder cancellate alcune forme di caccia che sono fortemente radicate nella storia, nella cultura e nelle tradizioni di molte centinaia di migliaia di cittadini italiani.
Confidando nella Vostra comprensione e rimanendo a disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento necessitasse, cogliamo l’occasione per porgere l’espressione dei nostri più cordiali saluti.
Maria Cristina Caretta, Presidente nazionale Confederazione delle Associazioni Venatorie Italiane
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at 08:48
Gli argomenti, ma soprattutto i fatti, per confutare le tesi di ambientalisti ed animalisti non potevano essere espressi meglio. Aspettiamo di vedere che piega prenderanno le commissioni e come voteranno al momento della conversione in legge. Comunque un grazie al presidente nazionale CONFAVI