Un reset per un cambiamento vero
Un reset per un cambiamento vero, necessario e non più rimandabile
Un reset – Mi presento : sono Michele Casale antropologo – naturalista e collaboro con questo gruppo. Ho praticato la caccia fino a qualche anno fa dovendola abbandonare per motivi di salute.
Intendo inaugurare questa collaborazione con Caccia e Dintorni cercando, nell’interesse comune, di sviluppare alcuni temi che riguardano il futuro dell’ Ars Venandi stimolando una discussione pacata, magari non condivisa e provocatoria, attraverso il confronto con le vostre valutazioni e con i vostri suggerimenti.
Un reset per un cambiamento vero e necessario – Caccia quale futuro ?
E se facessimo un bel reset sulle parole caccia e cacciatore ? … Inutile negarlo, oggi la pratica venatoria è cambiata e così dovrebbe cambiare anche la politica che la regola e tutto il resto che va di seguito.
Mi spiego meglio. Intanto preciso che non ho nulla contro la caccia, anzi l’ho praticata e reputo che sia un attività necessaria per l’equilibrio della fauna selvatica e della biodiversità, ma occorre una forma di modernizzazione che ancora pochi condividono e comprendono.
Facciamo un passo indietro. Se fino agli anni 50, nel dopoguerra, la caccia costituiva una fonte di sostentamento per molte famiglie con l’avvento degli anni 60 e del boom economico la pratica venatoria è divenuta un hobby, una passione, e per molti una forma di elevazione elitaria. Da oltre 1milione e mezzo di cacciatori nel giro di un ventennio gli amanti di Diana si sono però ridotti a 500 o 600 mila (nella migliore delle ipotesi)
Domandiamoci il perché ?
Lo scontro generazionale con la società civile sta portando questo mondo ad un lento declino. Sempre meno giovani si accostano a questa pratica, che non è uno sport, perché attratti da altre lusinghe ma soprattutto perché non si è stati capaci di provvedere ad un cambiamento progressivo, ad un adeguamento dell’immagine e ad una comunicazione efficace al passo con i tempi. In altre parole ad un loro vero coinvolgimento. I pochi giovani che si accostano all’ arte venatoria lo fanno per induzione, perché spinti dal padre o dal nonno, quasi per inierzia.
Le parole “passione” e “tradizione” non trovano più riscontro nella società moderna, in quella società che si è fatta soggiogare da un consumismo sfrenato e da un ideologia basata sulla falsità e sul depistaggio degli argomenti. Oggi la caccia, così come è strutturata appare una pratica obsoleta praticata per lo più da gente anziana che bada più alla quantità che alla qualità, come se avere il freezer pieno è lo scopo della vita. Anche questo è purtroppo un dato di fatto. Cosa bisogna fare ? … bella domanda.
Un reset – Intanto sarebbe auspicabile resettare la pratica venatoria nel nostro paese così come intesa e impostata e agire sfruttando tutte le nuove tecnologie a nostra disposizione facendo un investimento mirato proprio sui giovani perché senza questo ricambio generazionale, ormai non più rimandabile, la caccia andrà a morire per proprio conto. Se si vuole avere una speranza di sopravvivenza il futuro si chiama “nuove generazioni” e qui entrano obbligatoriamente in gioco le associazioni venatorie alle quali spetta un compito strategico, certo non facile, per indirizzare ad un cambiamento radicale. Noi sappiamo bene che il cacciatore è colui che vigila sull’ambiente, che si prodiga nel momento del bisogno, che opera nel sociale, ma finché queste cose ce le raccontiamo fra di noi trovano il tempo che trovano. Siamo belli, siamo bravi, abbiamo la fedina penale pulita, crediamo nei valori ponendo la famiglia e il lavoro in cima alla classifica dei nostri impegni quotidiani. Ma questo non basta ! Questo lo dobbiamo saper comunicare in maniera intelligente ed efficace non a quella parte di persone che odiano la caccia e il cacciatore ma a quella parte della società civile che non ci conosce e non conosce il ruolo del cacciatore, che ci guarda con diffidenza perché non sa.
Giunti a questo punto occorre una svolta radicale sia dal punto di vista comunicativo organizzato ma anche da quello formativo. Occorre l’impegno di tutti per creare una nuova figura e una nuova immagine di cacciatore, capace di farsi rispettare e di dialogare, ponendosi quale ago della bilancia fra uomo e natura.
Bene, per ora di carne al fuoco ne ho gettata abbastanza e attendo il vostro riscontro. Non pretendendo che condividiate il pensiero ma spero almeno in una riflessione costruttiva che ci aiuti a capire e comprendere. Uno sguardo al passato ma soprattutto un ponte verso il futuro prima che sia tardi.
Michele Casale
Michele Casale antropologo – naturalista e collaboro con questo gruppo. Ho praticato la caccia fino a qualche anno fa dovendola abbandonare per motivi di salute.
Intendo inaugurare questa collaborazione con Caccia e Dintorni cercando, nell’interesse comune, di sviluppare alcuni temi che riguardano il futuro dell’ Ars Venandi stimolando una discussione pacata, magari non condivisa e provocatoria, attraverso il confronto con le vostre valutazioni e con i vostri suggerimenti.
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at 10:08
Egr. Dott. Casale, condivido appieno la sua lucida analisi sullo stato attuale dell’ars venandi. Sono anni che dico che il mondo della caccia deve investire sulla comunicazione ed uscire dal suo “guscio”, aprirsi e confrontarsi con la società civile è ormai una necessità impellente. Troppo spesso cerchiamo lo scontro con chi è contro l’arte venatoria, facendo inevitabilmente il loro gioco. Non solo le associazioni, ma anche tutte le aziende che ruotano intorno alla caccia, dovrebbero destinare una parte dei loro introiti per realizzare strategicamente una sola comune comunicazione efficace, e non andare in ordine sparso facendo solo spot che pubblicizzano servizi o prodotti del singolo.